STORIE D’ACQUA

STORIE D’ACQUA

CAPOLONA, AREZZO

PERCORSO COLLEGATO ALL’ECOMUSEO DEL CASENTINO

STORIE D’ACQUA

STORIE D’ACQUA

CAPOLONA, AREZZO

PERCORSO COLLEGATO ALL’ECOMUSEO DEL CASENTINO

PERCHÉ VISITARLO

Per compiere un viaggio nel tempo e nello spazio legato a questo prezioso elemento e scoprire luoghi, memorie e attività sospese tra passato e presente.

ARTICOLAZIONE E CARATTERISTICHE

TRA SUBBIANO E CAPOLONA… UNA STORIA D’ACQUA

In corrispondenza dei paesi di Subbiano e Capolona sono conservate una serie di interessanti testimonianze architettoniche, ancora leggibili, legate all’utilizzo dell’acqua. Oltre al mulino di Subbiano, il sistema è composto dall’ex mulino e gualchiera di Torre S. Flora e Lucilla, dal mulino di Ponte a Caliano, dalla centrale idroelettrica La Nussa e dalla centrale idroelettrica La Lama. Il mulino e la gualchiera, che con la Torre longobarda di S. Flora costituiscono un unico complesso, sono di origine medievale e furono costruiti dai Monaci di S. Flora intorno al 1000. I resti della gualchiera sono esattamente sotto la Torre (restaurata nel 2006) e quelli del mulino si trovano subito alla sua sinistra in un corpo basso esterno. Il mulino di Caliano fu fatto costruire dai Monaci di Torrita nel XII sec. insieme alla chiusa e al canale. Anch’esso è munito di una Torre di difesa. L’acqua è ancora presente nel canale ma il mulino è inattivo da diversi anni. Sul tema dell’acqua nel corso degli anni sono state realizzate diverse pubblicazioni:

CENTRALE LA NUSSA. CENNI STORICI

Il primo sfruttamento dell'energia idraulica del fiume Arno in questo sito risale ai primi dell'Ottocento, quando con una traversa in alveo veniva captata l'acqua per alimentare un mulino; la trasformazione in centrale avvenne nel 1913 ad opera delle famiglia Ciapetti proprietaria dell’intero complesso. L'aspetto architettonico dell'impianto risultava completamente diverso dall'attuale. Come testimoniato da foto d’epoca, infatti, la costruzione si caratterizzava per il suo stile neo-gotico, in continuità con l’adiacente villa. Durante la seconda guerra mondiale l'impianto fu minato e completamente distrutto dai tedeschi; nel 1946 fu ricostruito dalla SELT-VALDARNO e l'energia prodotta risultò fondamentale per la ripresa economica locale. Nel 1963, con la nazionalizzazione, la centrale passò definitivamente all’Enel, tutt’ora proprietaria dell’immobile.

La struttura fu danneggiata durante l’alluvione del novembre1966 allorquando tutto l’edificio fu allagato. Subito dopo fu deciso di sbassare, per motivi di sicurezza, il livello della diga a monte della centrale che comportò una conseguente minore capacità produttiva. Un impianto fu infatti ceduto alla vicina centrale di “La Lama” dove ancora oggi assicura il proprio servizio.

Nel 1969 fu attivata l’automatizzazione dell’impianto per consentirne l’utilizzo remoto.

I locali che fungevano da abitazione del custode furono quindi abbandonati  e dai primi del 2000, grazie ad una convenzione tra il Comune di Capolona e l’Enel, gli spazi hanno accolto per alcuni anni il Polo Didattico dell’Acqua inserito nella Rete Ecomuseale del Casentino. Per approfondimenti si veda la sezione sottostante “Materiali per approfondire”.

PARTICOLARITÀ E CURIOSITÀ

Un reticolo di percorsi, tra cui la pista ciclo-pedonale dell’Arno, consentono una fruizione lenta del territorio e di alcune delle emergenze

 

Luoghi

PERCORSI E ITINERARI, LUOGHI DI PREGIO CONNESSI O PROSSIMI ALLA STRUTTURA

Connessi al tema dell’acqua, significativo il sistema dei Mulini di Falciano

Presso la Loc. Falciano, nel Comune di Subbiano, è presente un caratteristico e particolare complesso molitorio, attivo fin dal ‘500, di proprietà delle famiglie Mattesini. Fino a pochi anni fa era costituito da 4 mulini, oggi ne sono in funzione due. Sono disposti in successione, così da sfruttare la stessa acqua, che una volta prelevata dal vicino torrente Chiassa, tramite un berignolo viene condotta al primo bottaccio per poi passare in quello del mulino successivo

Tra le testimonianze storico artistiche segnaliamo:

Pieve a Sietina

La Pieve di Santa Maria Maddalena a Sietina, ubicata nel borgo omonimo, nel Comune di Capolona, rappresenta l’episodio storico-architettonico e artistico di maggior pregio dell’area. Il tratto più significativo e caratteristico è costituito dalla presenza di pareti e pilastri completamente affrescati. Tra tutti i dipinti realizzati nel corso di vari secoli si possono distinguere due gruppi di pitture appartenenti il primo agli anni 1370/80 ed attribuibili ad un anonimo pittore noto come "Maestro di Pieve a Sietina", al secondo gruppo appartengono affreschi databili fine XV ed attribuiti alla mano di un anonimo artista vicino alla scuola di Lorentino ed Angelo D'Andrea. Non esiste precisa documentazione che attesti ciò, ma quasi certamente tutte pitture della chiesa furono commissionate dalla Famiglia Bacci, ricca casata aretina originaria di Santa Margherita in Capolona e proprietaria per secoli della Pieve di Santa Maddalena a Sietina e dei terreni e case circostanti.

Pieve di San martino Sopr’Arno

Documentata dal 1017, fece parte dei possedimenti dei canonici della Chiesa aretina. In gran parte rimaneggiata nel XIX secolo, della probabile struttura basilicale a tre navate si conserva soltanto l'abside semicircolare e la parete terminale. Il loro paramento murario è formato da conci ben squadrati di arenaria disposti a filaretto. L'edificio è stato accorciato, cambiata la posizione del portale, ed è stata aggiunta un'abside recante la data 1854 opposta a quella originale.

Orologio

INFORMAZIONI E ORARI DI APERTURA

Centro Servizi Rete Ecomuseale del Casentino 0575 507272: Comune di Capolona, 0575 421317